Il trapianto combinato è già una realtà

Uno Special Issue da poco pubblicato su Human Immunology fa il punto sullo stato dell'arte in ambito di tolleranza immunologica nel trapianto di organo solido, passando per le CSE o altri sottotipi cellulari  

Poiché l'immunosoppressione prolungata dopo trapianto di organo solido è associata a numerosi eventi avversi (insufficienza renale, infezioni opportunistiche, neoplasie, complicanze metaboliche e cardiovascolari), un capitolo della ricerca in campo immunologico è rappresentato dal tentativo di ottenere la tolleranza all'organo trapiantato in completa assenza di immunosoppressione. Osservazioni condotte sin dagli anni '50 (1) hanno permesso di comprendere come tale tolleranza passi necessariamente attraverso l'ottenimento di un certo grado di chimerismo ematopoietico, proveniente dallo stesso donatore. Un recente caso di trattamento di GvHD cutanea con l'innesto di cute dello stesso donatore di CSE (2) supporta tali osservazioni.  

Lo Special Issue (3) permette al lettore di avere una visione a 360° su quello che si sta muovendo nel campo, dagli studi clinici a quelli sui biomarcatori predittivi di "operational tolerance", dal vero e proprio trapianto combinato rene-CSE al microchimerismo transitorio. I rapidi sviluppi in questo ambito potranno presto arrivare alle porte del trapiantologo di CSE o alle terapie cellulari, queste ultime considerando la fetta consistente riguardante le Tregs, le MSCs o le DCs quali alternative alle CSE in toto.  

Sebbene attualmente la sua fattibilità sia limitata ad un ristretto gruppo di situazioni, il trapianto combinato può affermarsi negli anni a venire, tenuto conto dei potenziali vantaggi legati alla sospensione di un'immunosoppressione che ad oggi, tranne pochi casi fortunati, è destinata ad essere effettuata durante tutto l'arco della vita dell'organo trapiantato.