Posologia dell’ ATG: quando anche il linfocita vuole la sua parte

Una recente analisi farmacocinetica-farmacodinamica suggerisce che la finestra terapeutica ottimale di ATG si basa sul numero totale di linfociti piuttosto che sul peso del ricevente

La ricerca della dose ottimale di ATG è parte di quella ricerca del bilanciamento ottimale tra immunosoppressione ed effetto GvL che si vuole ottenere dopo il trapianto. E’ noto come una T-deplezione eccessiva sia associata ad una maggiore incidenza di ricadute (1) così come il fatto che una T-deplezione non sufficiente possa dare un eccesso di GvHD (2). In un’epoca dove si parla tanto di medicina personalizzata, Admiraal et al. hanno pensato bene di studiare la farmacocinetica dell’ATG in 146 pazienti trapiantati tra il 2004 e il 2015 da donatore non consanguineo e di correlare l’esposizione al farmaco con la sopravvivenza a 5 anni

Dopo una dose cumulativa omogenea di ATG Thymoglobulin 8 mg/kg ed un condizionamento nonmieloablativo, gli autori hanno identificato 3 gruppi di esposizione, associati a diverso outcome dopo trapianto: a) esposizione ottimale, con 5y-OS = 69%; b) sovra-esposizione, associata a maggiore relapse-related mortality, HR = 2.66 rispetto al gruppo a); c) sotto-esposizione, associata a maggiore GvHD acuta e non-relapse mortality, HR 3.09 e 4.36 rispettivamente, cfr. con gruppo a). Gli autori hanno poi creato un modello farmacocinetico ed hanno identificato una formula con la quale propongono il calcolo della dose cumulativa di ATG con la quale si prevede di ottenere un’esposizione ottimale nel 97% dei casi. Tale formula è basata sulla conta linfocitaria totale: Cumulative dose = 400 + 350 x lymphocyte count (in 10e9/L).

Quest’analisi può aprire la strada ad un adattamento di posologia dell’ATG che tenga conto della conta linfocitaria totale pre-trapianto, così come ha senso per un farmaco il cui target è principalmente il linfocita T. Da notare uno studio recente, per certi versi simile, riguardante il Rituximab (3). Si può dire che la medicina personalizzata stia diventando ormai una realtà sempre più concreta. Infine, da non perdere l’editoriale di Jan Storek sullo stesso numero della rivista, un po’ freddino ma molto lucido.