Trapianto: ma quanto mi costi?

Uno studio prospettico USA dimostra che le spese sostenute dai pazienti e le loro famiglie restano elevati anche fino a 2 anni dopo il trapianto

Dando un occhio alla letteratura sui costi sostenuti dal paziente trapiantato o dai suoi familiari, si trova ben poco (1-3). Questo studio USA è stato condotto per rispondere alla domanda di come il trapianto è percepito in termini di impatto economico sulla famiglia. Tramite interviste mirate e questionari specifici, i pazienti e/o i loro caregivers hanno dichiarato come il trapianto abbia impattato sul loro assetto economico prima del trapianto stesso (previsione), nel breve periodo e fino ai 2 anni.

Su un campione basale di 30 pazienti (su cui sono già stati pubblicati i dati a breve termine (4)), 16 hanno risposto alle interviste fino ai 2 anni, mostrando in tal modo la fattibilità ed indicando la ripetibilità dello studio. In particolare, gli autori si soffermano sull’importanza di proporre lo studio nel pre-trapianto, fase in cui vi è maggior tempo per riflettere e dare o meno la propria disponibilità. Sorprendentemente (ma forse non troppo), a 2 anni dal trapianto ben il 40% dei pazienti sostiene che i farmaci di cui hanno bisogno sono troppo costosi; tale dato riflette probabilmente il carico legato alla GvHD cronica, presente in 9 pazienti (56%). Dato positivo: sempre a 2 anni, gli introiti totali familiari sono aumentati rispetto al pre-trapianto per 6 pazienti su 13 valutabili, e ciò indipendentemente dal fatto che a portare i soldi a casa fosse il paziente o il/la coniuge.     

Pur non trattando un argomento squisitamente medico, una tale indagine permette di sensibilizzare i vari attori in gioco (medici, assistenti sociali, SSN, eventuali assicurazioni private, farmacie, ecc…) verso una maggior attenzione ai costi legati al trapianto, dal punto di vista di chi li deve sostenere. E maggiore evidenza vuol dire maggiore consapevolezza, da parte di tutti.