Più MRD per tutti (non solo LLA)

I pazienti che vanno a trapianto con MRD positiva hanno un outcome nettamente inferiore rispetto a quelli con MRD negativa. Questo lo sappiamo da un po’ di tempo nelle LLA, ma stanno emergendo sempre più dati sulle LMA

Araki D, et al. J Clin Oncol. 2016 Feb 1;34(4): 329-336

Il paper di Araki D. et al, mostra retrospettivamente su una casistica di pazienti con diagnosi di leucemia mieloide acuta, che l’outcome dopo trapianto mieloablativo è strettamente correlato alla presenza o meno di malattia minima residua (MRD) valutata all’immunofenotipo sul midollo pre-trapianto.

Gli autori sfoderano una casistica di 359 pazienti adulti consecutivi, trapiantati tra il 2006 e il 2014, solo con condizionamento mieloablativo. Dato interessante, un quarto (24.4%) dei pazienti classificati in RC morfologica prima del trapianto avevano malattia rilevabile all’immunofenotipo, e quindi tali pazienti sono stati classificati come MRD+  

L’OS a 3 anni è 73% per i pazienti trapiantati in MRD- vs. 26% dei pazienti trapiantati con MRD+ (nota bene, questi pazienti con MRD+ avevano tutti una RC morfologica).

Gli autori confrontano i risultati anche con un gruppo contemporaneo di 48 pazienti trapiantati con leucemia attiva (>5% blasti nel midollo alla valutazione morfologica), trovando un’OS a 3 anni (23%) simile a quella dei pazienti MRD+.

L’OS inferiore nei gruppi con malattia misurabile pre-trapianto è dovuto a un’alta incidenza di relapse post-trapianto (67% per i pazienti con MRD+ e 65% per i pazienti con malattia attiva vs. 22% degli MRD-), anche se curiosamente è stato osservato anche un aumento della NRM (21% e 23% vs. 11%)

Sicuramente non possiamo restare indifferenti a questi dati, così come sottolineato anche dall’editoriale del Prof. Bassan apparso sempre su JCO, infatti l’incidenza di recidiva al 67% nei pazienti MRD+ impone una riflessione su come intervenire nel pre- o nel post-trapianto (o in entrambi) per migliorare tali risultati.

Ad ogni modo sembra imporsi sempre più l’idea di una definizione di RC basata sulla citofluorimetria anziché sulla sola valutazione morfologica anche nelle AML (non solo ALL), e non solo nel pre-trapianto. Ancora una volta Seattle ci stupisce con i suoi numeri e ci ispira.