GvHD midollare dopo trapianto multiviscerale: evidenza da un caso clinico

Un recente report pubblicato di recente dai colleghi transalpini mostra un caso di GvHD midollare dopo trapianto multiviscerale 

E' noto che il trapianto di fegato può comportare la persistenza a lungo termine nel ricevente di cellule staminali emopoietiche (presenti normalmente nell'organo trapiantato), vista l'intensa e prolungata immunosoppressione, necessaria nel decorso post-trapianto. Un brief report pubblicato quest'estate sull'American Journal of Hematology descrive un caso spontaneo di GvHD midollare dopo trapianto multiviscerale, includente fegato, stomaco, pancreas, milza, intestino tenue e colon in una paziente di 62 anni  

Una citopenia a 2 mesi dal trapianto, trattata con steroide ed Ig ev con beneficio, seguita 2 anni dopo da un'anemia emolitica, hanno fatto pensare al sospetto di una GvHD midollare, supportata dal cambio spontaneo di gruppo sanguigno (quello del donatore) e dall'evidenza di chimerismo full donor su sangue intero, CD3+ periferiche e CD34+ midollari. Gli autori hanno inoltro condotto degli esperimenti ex vivo che hanno dimostrato l'esistenza di citotossicità da parte delle CD3+ midollari, di origine del donatore, vs. le cellule staminali mesenchimali midollari, di origine del ricevente.  

Come dichiarato dagli autori, si tratta del terzo caso in assoluto descritto in Letteratura di macrochimerismo spontaneo dopo trapianto di organo solido, in questo caso multiviscerale; i due casi precedenti riguardavano il solo fegato (1,2). Inoltre, gli esperimenti ex vivo danno valore aggiunto e tentano di far luce sulla fisiopatologia di questa complicanza (3), ancora molto poco conosciuta in campo ematologico.